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Monna Lisa: ancora enigmi, ancora ironia.

La GiocondaLa donna fiorentina più nota al mondo è sicuramente lei: Monna Lisa, al secolo Lisa Gherardini. Fino ad adesso si conosceva poco di lei, se non il fatto che fosse stata coniugata con il mercante fiorentino Francesco del Giocondo, vincolo questo che le aveva valso il celebre soprannome di “La Gioconda”. Tuttavia la sua persona era rimasta avvolta dal mistero e in molti casi si dubitava che fosse realmente esistita, come invece si legge negli scritti di Giorgio Vasari.
Pochi giorni fa è apparsa su tutti i giornali nazionali e al telegiornale la notizia che sarebbe stato ritrovato il luogo di sepoltura della donna che sarebbe diventata la più famosa modella della storia. In effetti Monna Lisa sarebbe stata sepolta, secondo le ricerche del Prof. Giuseppe Pallanti, nel convento di Sant’Orsola, ovvero nel cuore di Firenze, in un’antica e bellissima struttura, lasciata andare lentamente e inarrestabilmente in degrado.
Lisa Gherardini, vissuta durante il periodo della sua vita coniugale proprio ad un passo dalla nostra scuola, ossia in via Ghibellina, davanti alla casa di Leonardo da Vinci, proveniva dalla borghesia del contado fiorentino e visse tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, spendendo i suoi ultimi anni di vita nel Convento di Sant’Orsola, assistita dalla figlia Suor Ludovica.
Dopo lunghe ricerche il Prof. Pallanti sarebbe arrivato a concludere che la Gioconda fu seppellita nel convento dove morì grazie a un’iscrizione trovata nei registri di decesso della chiesa di San Lorenzo, nei quali si legge in corrispondenza al solo nome di battesimo, Lisa, “Donna fu – si legge nel testo scritto nell’ italiano dell’ epoca – di Francesco del Giocondo morì addì 15 di luglio 1542 sotterrossi in S. Orsola tolse tutto il capitolo”. Anche Cristina Acidini, Soprintendente del Polo Museale Fiorentino e direttrice dell’Opificio delle Pietre Dure, è apparsa convinta dell’efficacia del metodo di ricerca utilizzato dal Pallanti e ritiene che sia un’altra tessera acquisita per ricostruire con maggiore chiarezza vicende, luoghi e persone che hanno contraddistinto la vita di Leonardo.
Da registrare in quest’ambito è tuttavia anche la teoria del leonardista Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale di Vinci, che asserisce che la donna raffigurata nel celebre dipinto non sia la moglie di Francesco del Giocondo, bensì l’amante di Giuliano de’ Medici, committente dell’opera, come sarebbe possibile leggere in una lettera di Leonardo, datata 1517 dove il grande artista spiegava al Cardinale di Aragona cosa realmente raffigurasse il quadro.
Se, tuttavia, la tesi di Pallanti sembra quanto mai attendibile, qualunque sia la verità, ancora una volta il sorriso della Gioconda appare il solo enigmatico ed ironico commento a queste teorie.

8 comments to Monna Lisa: ancora enigmi, ancora ironia.

  • samuel

    non capisco ancora come sono riusciti a trovare dei codici all’interno del dipinto. per me leonardo da vinci e’ stato il piu’ grande genio di tutti i tempi. tutto nella nostra vita gira intorno alla religione. ho passato tre anni della mia vita a studiare i segreti delle inquisizioni, dei templari e della gioconda ma e’ una cosa che non mi riesco ancora a spiegare. esiste davvero un armata segreta del vaticano che sopprime nel mondo le rivolte contro il cristianesimo? esistono davvero gli UFO? DIO esiste? e’ esistito leonardo da vinci? perche’ la gioconda sorride? aspetto da tutti gli interessati un commento che mi aiuti a placare le mie lacune. questi sono i piu’ grandi quesiti dell’umanita’… grazie!!

  • Serena

    Io credo che il fascino della Gioconda stia proprio nella sua ambiguità: c’è chi è pronto ad affermare che sorrida e che abbia uno sguardo ironico e chi pensa che non sorrida, che sia seria e che il suo sguardo sia molto intenso. Forse è proprio questa l’ironia del pittore: nessuno può dire precisamente quale sia l’espressione della donna dipinta.
    Per le altre domande potrebbero risponderti con certezza solo vaticanisti, teologi e scienziati… speriamo che leggano il nostro blog e il tuo appello! Intanto grazie per il tuo interesse e il tuo commento, Serena.

  • LA GIOCONDA E’ BIANCA SFORZA O CATERINA SFORZA CON ALCUNI CARATTERI SOMATICI DELLO STESSO AUTORE LEONARDO?
    Da cinquecento anni gli occhi della Gioconda ci osservano e ci coinvolgono sempre più nel mistero. Lo sguardo di questa donna ha suscitato l’universale interesse verso Leonardo, un artista, un uomo, un ingegnere, una figura per certi versi anomala del panorama dell’arte e della cultura rinascimentale. Questo interesse per il Vinciano, negli ultimi tempi, è aumentato in modo esponenziale dopo che milioni di persone hanno letto il Codice da Vinci di Dan Brown. Leonardo è per Brown un eretico gnostico o un adepto dei Templari e magari anche un gran maestro del Priorato di Sion; sapeva qualcosa del Santo Graal e credeva che questo, invece di essere un calice, fosse il ventre metaforico o reale di Maria Maddalena. Venerava allora, Leonardo, il culto del femminino sacro? La Gioconda era il suo autoritratto? Il Giovanni della Cena è Maddalena?
    A questi interrogativi proposti dal Codice da Vinci potremmo aggiungerne altri che hanno proposto proprio di recente molti studiosi del vinciano: Leonardo che era un genio dell’arte e della scienza, era ateo, eretico o profeta? Utilizzava un Codice per criptare le sue ricerche eretiche? Siamo tutti concordi nell’affermare che esistono ancora innumerevoli interrogativi sulla vita e l’opera di Leonardo. Dall’osservazione dei singoli dipinti emergono indubbiamente dei particolari che possono aiutarci a risolvere qualcuno di questi interrogativi. La tesi che propone oggi il Prof. Ernesto Solari (già autore del ritrovamento nel paesaggio del Cenacolo di Leonardo dell’Antica Abbazia di Piona: tesi pubblicata da Aisthesis) intraprende un itinerario di lettura della Gioconda, considerandone i 3 aspetti, arte-scienza e fede, che rappresentano in sintesi i motivi ispiratori dell’opera simbolo dell’arte e della vita di Leonardo. Un itinerario che indaga e propone anche riflessioni sulla identità della Gioconda oltre che sulle verità in essa celate.
    I dubbi sorti dall’interpretazione di Dan Brown e precedentemente dallo stesso libro di Solari “Gli Arcani Occultati” del 1990 in cui la Gioconda era spiegabile secondo una lettura neoplatonica e cabalistica sfociano oggi in una dimensione spirituale e/o mistica del Vinciano che è sempre stata negata e/o ignorata dagli studiosi.
    Leonardo aveva una sua dimensione spirituale e mistica? Era uno gnostico? Era legato ai Fedeli d’Amore? Con questa tesi si intende consolidare l’indirizzo spirituale e mistico di Leonardo attraverso il significato di redenzione che viene espresso nella complessa struttura compositiva della Gioconda stessa che, come ipotizzato recentemente, potrebbe veramente nascondere dietro le mani e nel ventre, non tanto l’uovo alchemico simbolo del peccato primordiale, ma la presenza, obbligatoriamente occultata, di una ricerca di verità considerata eretica dalla Chiesa Romana e che era imperniata su alcune rivelazioni fatte da testi apocrifi come il Vangelo di Tommaso, sul linguaggio delle Sephirot Cabalistiche e sul metodo criptato della Ghematria portato in Italia da Abulafia. Questi formerebbero il vero Codice di Leonardo e di altri artisti Neoplatonici e Pitagorici. Su queste basi si intende dimostrare l’esistenza di tale via spirituale di Leonardo che, secondo Solari, era molto vicina, almeno per certi aspetti, a quella di Dante Alighieri, espressa nella sua Divina Commedia. Una risposta al più grande degli interrogativi sollevati dal Codice da Vinci, se il Giovanni della Cena sia Maddalena, ci viene data proprio dal Vangelo di Tommaso con queste parole che Gesù, in risposta alla richiesta di Pietro di allontanare Maria dalla cerchia dei discepoli, dice: “Ecco, io la guiderò così da renderla maschio, affinché anche lei diventi un’anima vivente che assomigli a voi uomini. Infatti ogni donna che si farà maschio entrerà nel regno dei cieli” (Vangelo secondo Tommaso, log.114).
    Questa attenzione per Tommaso, da parte di Leonardo, sarebbe testimoniata dalla collocazione privilegiata dell’apostolo nel Cenacolo, alla destra di Gesù, e dal fatto che egli viene rappresentato col dito alzato come il San Giovanni Battista e l’angelo dell’Annunciazione. E’ pertanto la Maddalena che si fa uomo ad essere seduta alla sinistra di Cristo o è l’effeminato Giovanni a sembrare Maddalena?
    Parallelamente alla lettura mistica ed ai significati simbolici del dipinto, Solari ha cercato di proporre i risultati di una serie di studi e ricerche che lo hanno portato al ritrovamento di alcuni disegni di Leonardo relativi alla realizzazione della Gioconda che permettono di individuare una nuova identità della persona ritratta o di colei che può aver ispirato quel misterioso volto. Tutte le ipotesi fatte fino ad oggi, da quella del Vasari e dell’anonimo Gaddiano fino al Lomazzo, non avendo il conforto di alcuno studio preparatorio, risultano prive di un reale fondamento e lo dimostra la tangibile contradditorietà delle diverse ipotesi stesse. Il foglio del Codice Atlantico dell’Ambrosiana considerato da Solari propone ben tre indizi legati fra loro: uno studio relativo alla persona ritratta; uno studio sui particolari decorativi del decolletè della Gioconda ed un altro legato al paesaggio dello dipinto. Sulla base di queste considerazioni la Gioconda potrebbe essere una nobile Milanese e non Fiorentina, così come il paesaggio, prettamente lombardo (coi due laghi), potrebbe costituire la chiave per scoprire la vera identità mistica di Leonardo, una sorta di suo testamento spirituale. E’ questo, con molta probabilità, il vero motivo per cui Leonardo portava sempre con sé il dipinto, senza mai separarsene, lasciandolo poi in eredità all’allievo prediletto Francesco Melzi.
    Bianca Sforza è pertanto la vera Gioconda? Come ho spesso dichiarato Leopardo era abituato ad immedesimarsi talmente tanto nel personaggio che stava ritraendo che una componente di sé era sempre presente pertanto il ritratto va sempre considerato come una simbiosi fra l’autore e la persona ritratta…Ecco allora plausibile almeno parzialmente l’ipotesi recente della studiosa americana Lillian Schwartz rafforzata da Renzo Manetti che considerano la Gioconda un autoritratto di Leonardo. Tesi che però non è condivisa da Alessandro Vezzosi se non nel fatto che la Gioconda non possa essere Lisa Gherardini.
    Mi sembra più convincente invece l’ipotesi di Magdalena Soest che ritiene possa rappresentare Caterina Sforza avendo trovato una relazione col ritratto della stessa Caterina eseguito da Lorenzo di Credi. Riflettendo su quest’ultima ipotesi è venuto quasi naturale relazionarla all’idea di Mario Alinei e pur considerandola stravagante e fantasiosa mi sono reso conto che se Mario Alinei, per assurdo, potesse avere ragione e quindi che la Gioconda è realmente il ritratto di una morta, allora questa sua tesi rappresenterebbe una conferma per l’identità di Bianca Sforza poiché Caterina morì nel 1509 quando cioè il dipinto poteva essere già stato iniziato o realizzato mentre Bianca morì avvelenata nel 1496 e Leonardo avrebbe solo potuto realizzare il volto della stessa molto dopo la sua morte con lo scopo di creare, probabilmente, un senso di colpa in chi ne aveva causato la prematura scomparsa a cui Leonardo dovette assistere impotente.

  • Serena

    Grazie per l’interessante contributo.

  • […] finalmente, sembra che questo meraviglioso complesso, un tempo un convento che custodirebbe persino la tomba di Monna Lisa, verrà restituito a nuova vita e sopratutto alla vita della città. La Provincia di Firenze […]

  • ULTIMO AGGIORNAMENTO: ECCO PERCHE’LA GIOCONDA E’ CATERINA SFORZA
    Vorrei portare un contributo e qualche certezza in più per riuscire a sciogliere finalmente il mistero che avvolge da 500 anni il capolavoro di Leonardo la Gioconda; tanti studiosi lo hanno affrontato, anche in recenti convegni, con molta superficialità e senza il conforto di alcuna prova e, a volte, neppure da indizi informali.
    Ritengo che sia giusto parlare e animare il dibattito almeno sulla base di qualche certezza o indizio concreto o altrimenti sposare l’atteggiamento del Prof. Carlo Pedretti che nel suo recente libro “Leonardo& io” ha preferito tacere sul tema “Identità della Gioconda”.
    Vorrei qui proporre, seppur in sintesi, una tesi che si basa su alcuni elementi tangibili come il foglio 385 dell’Ambrosiana. In questo foglio, come ebbi a scrivere sul mio “Gioconda: il volto e l’anima” del 2006, ed. Aisthesis, sono presenti alcuni elementi che ci portano alla Gioconda e possono aiutarci ad individuare la sua vera identità.
    La conclusione a cui è possibile oggi pervenire, partendo da tali basi, è che la Gioconda può essere Bianca Sforza o Caterina Sforza, l’indagine seguente ha esaminato queste due possibilità e trovato alcuni elementi che possono determinare una scelta precisa.
    Se nel 2006 ero più propenso a vedere nella Gioconda il volto di Bianca, la figlia primogenito di Ludovico il Moro, oggi, dopo ulteriori studi e il ritrovamento di altri elementi indiziari, la mia opinione è orientata verso Caterina Sforza per queste sono le principali motivazioni:
    -Leonardo ebbe varie occasioni per incontrare e conoscere Caterina ipotesi confermata dallo stesso Prof. Pedretti sul suo recente libro.
    -La datazione del foglio 385 che potrebbe determinare la prova più importante per tale attribuzione di identità (secondo alcuni studiosi potrebbe risalire al 1487 cioè l’anno della visita di Caterina a Milano e l’anno prima dell’uccisione di Girolamo Riario, secondo altri al 1495/96:
    nel caso la datazione fosse questa allora si potrebbe pensare a Bianca Sforza assassinata nel 1496.(in ultima ipotesi si potrebbe trattare nuovamente di Caterina che si sposò proprio in quell’anno con Giovanni de Medici)
    -La possibilità che il De Beatis, segretario del cardinale D’Aragona, quando scrisse dell’incontro in Francia fra lo stesso Cardinale e Leonardo, abbia ingenuamente o volutamente frainteso le parole pronunciate da Leonardo quando parlò di certa donna Fiorentina legata ad un Medici. Era infatti plausibile che trattandosi di Caterina fosse stato utilizzato da Leonardo un linguaggio pieno di sottintesi e di ironia per celare volutamente la realtà e le vicissitudini drammatiche, ben conosciute dai due testimoni, di Caterina che sposando Giovanni De Medici, in terze nozze, divenne donna fiorentina e membro della famiglia.
    -Molto importante fu il legame comune, di Caterina e Leonardo, con Galeazzo di Sanseverino.
    -Grande il legame fra Leonardo, la Romagna e Imola per la quale Leonardo effettuò notevoli lavori di ristrutturazione del castello e della città. Imola era legata ai Riario e a Caterina come i castelli di Forlì e dintorni. Lo stesso Galeazzo di Sanseverino, marito di Bianca, per via paterna, era legato a Imola.

  • babymonster

    Magdalena Soest has not only proved the physiognomical identity (‘sovraponibbilita dei lineamenti’) of Leonardo’s “Mona Lisa”/”Gioconda” and Lorenzo di Credi’s “Dama coi gelsomini (Caterina Sforza)” – but has done a detailed, thorough research and adduced a lot of conclusive proofs for Caterina Sforza being “Mona Lisa” (as has been shown by the press and radio coverage of her research).
    The theory of that German researcher corresponds with all (art-) historical facts and meets all the requirements and conditions of the “Mona Lisa” model.
    Soest’s cogent arguments will be lasting. And I bet, one day the marvellous picture in the Louvre will be renamed: “Mona Caterina”.
    … Prof. Solari has been sensible enough to drop his own thesis (saying that some Bianca Sforza is “Mona Lisa”) in order to join Mrs. Soest’s theory.

  • Ich freue mich über das große Interesse, das man meiner Theorie CATERINA SFORZA IST „MONA LISA“ / „LA GIOCONDA“ entgegenbringt.
    Meine „Mona-Lisa“-Identifizierung, ausgelöst durch eine zufällige Entdeckung, vollzog sich über Bildvergleiche, die Enträtselung der in der „Mona Lisa“ angebrachten Symbole, eine kritische Analyse schriftlicher Quellen und eine komplexe Einbeziehung (kunst-)historischer wie auch biographischer Fakten. Meine Theorie, zuallererst 2002 über die Medien veröffentlicht (und von Medien in aller Welt positiv aufgenommen), ist von mir in den nachfolgenden Jahren in alle Richtungen verdichtet und ausgelotet worden.
    Es ergab sich eine ’akkumulative Beweislast’ zugunsten Caterina Sforzas in der „Mona Lisa“:
    – Die gänzliche physiognomische Übereinstimmung von Leonardos „Mona Lisa“ und Lorenzo di Credis „Porträt einer jungen Frau“ (dessen traditionelle Zuschreibung auf Caterina Sforza ich substanziieren konnte); die Identifizierungspunkte der Gesichter „Mona Lisas“ und „Caterinas“ sind deckungsgleich.
    – „Mona Lisas“ männlich-weiblicher und hintergründig-rätselhafter Charakter ist der, der Caterina Sforza eigen war; er entsprach den Vorlieben Leonardos, konnte den ansonsten Malmüden zum Porträtieren bewegen.
    – Die „Mona Lisa“ hat die Größe eines Fürstenporträts: Caterina war Fürstin; ihr von Lorenzo di Credi gemaltes Porträt hat circa dasselbe Format wie die „Mona Lisa“.
    – „Mona Lisas“ Witwentracht und Schmucklosigkeit: Caterina trug in Florenz – ostentativ –Trauer, wies sich als Witwe des 1498 verstorbenen Giovanni de’ Medici aus; ihren Schmuck hatte sie aus Geldnot verpfändet.
    – Die „Mona Lisa“ verblieb bei Leonardo: Caterinas finanzielle Lage war prekär, hätte keinen Bildauftrag und –erwerb erlaubt; Leonardo dürfte das Porträt der Caterina, die sein ideales Menschenbild verkörperte, in der Absicht gemalt haben, es in seinem persönlichen Besitz zu halten.
    – Laut der glaubwürdigen De-Beatis-Notiz von 1517 ist die Porträtierte Florentinerin: Caterina besaß das florentinische Bürgerrecht; der Große Rat hatte es ihr am 26. 7. 1498 mit 726 gegen 359 Stimmen verliehen.
    – Laut de Beatis vermittelte der illustre Giuliano de’ Medici das Modell an Leonardo: die verwitwete Caterina war mit Giuliano verwandt und gesellschaftlich gleichrangig; er war für sie ein notwendiger und der einzige zur Verfügung stehende passende Vermittler.
    – Als Leonardo die „Mona Lisa“ malte (1503-1506), wohnte Caterina in seiner Nachbarschaft.
    – Die Zahl von Leonardos und Caterinas gemeinsamen Bekannten ist Legion. Kardinäle (Ascanio Sforza…), Fürsten (Ludovico Sforza…), Feldherren (Gaspare und Galeazzo Sanseverino…), Politiker (Niccolò Machiavelli…), Maler (Lorenzo di Credi, Pietro Perugino, Cosimo Rosselli, Piero di Cosimo, Pinturicchio…) stellten einen Konnex her zwischen Leonardo und Caterina. Die meisten von Leonardos Auftraggebern waren mit Caterina verwandt (Ludovico und Ascanio Sforza, Giuliano de’ Medici, die Sanseverino-Brüder…) oder standen zu ihr in einer sonstwie engen, wenn auch nicht in jedem Fall glücklichen Beziehung (Giangiacomo Trivulzio, Cesare Borgia, Piero Soderini…).
    – Leonardo verschwieg den Namen der Porträtierten: da sich an Caterinas Namen sowohl Caterinas zweifelhafter Ruf als auch ein Vergehen Frankreichs banden, hätte Leonardo mit der Namensnennung dem Bild, sich selbst und seinen französischen Mäzenen nur schaden können.
    – In der Stickerei und der Fältelung des Gewandes, in der Frisur und in der Landschaft sind Hoheitszeichen der Sforza und Medici nachgezeichnet – der Häuser, denen Caterina per Geburt resp. Heirat zugehörte und deren Namen sie führte („Caterina Sfortia Medices“) [ s. MAGDALENA SOEST: „DIE SYMBOLE IN LEONARDOS PORTRÄT DER CATERINA SFORZA (’MONA LISA’)“, 2007 > http://www.artlitsoest.de ].
    Mein – unlängst fertiggestelltes, mehr als 400 Seiten umfassendes – Buch ’LA TIGRESSA. DAS LEBEN DER ’MONA LISA’’ geht all diesem bis in die Tiefe hinein nach. Zudem entschlüsselt es die „Mona-Lisa“-Landschaft, überrascht mit der Entdeckung von Hinweisen in alten Schriftquellen auf das „Mona-Lisa“-Modell, dekuvriert die bisherigen „Mona-Lisa“-Theorien (legt deren Fehler und – bis zur Geschichtsklitterung und Quellenmanipulation reichende – Verfehlungen offen). Über eine wissenschaftliche Expedition ins Herz der „Mona Lisa“ wird das ewige und universale Rätsel „Wer war ’Mona Lisa’?“ gelöst.
    MAGDALENA SOEST (E-Mail: info@magdalena-soest.de)

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