Iscriviti alla newsletter


logo adgblog

Archivi

Marzo 2015
L M M G V S D
 1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
3031  

Italiano con la letteratura: “Il filobus n. 75” di Gianni Rodari – seconda parte. Pronomi e preposizioni

Roma, il Tevere

Roma, il Tevere

Ecco qui la seconda parte del racconto sull’ormai nostro filobus numero 75. In questo brano mancano alcuni elementi, come pronomi e preposizioni (articolate e non), che dovete inserire voi: questo costituisce l’esercizio da fare.

Si riparte, finalmente. Il ponte è attraversato addirittura a gran velocità, adesso. Si fila, grazie al cielo, si scappa. E mentre all’improvviso ogni angolo del filobus _____ riempie di un festoso chiacchiericcio, di risatelle cascanti, di aria fresca, _____ accorgiamo che l’azienda _____ ha organizzato una piccola sorpresa. Dovremmo essere _____ via Arenula, e invece siamo al Testaccio; dovremmo sbucare ______ largo Argentina e invece sbuchiamo ______ una campagna aperta e splendente, e corriamo, corriamo _____ vento in poppa, navighiamo nell’azzurro e nel verde, nel rosa e nel sereno. Chi _____ tiene più?
– Siamo salvi! – grida _____ mie spalle il funzionario. _____ conosco, è un mio vicino di casa. _____ incontriamo sul portone, qualche volta _____ inchiniamo cerimoniosamente, _____ cediamo il passo, sussurrando un saluto. Sento _____ prima volta la sua voce spiegata, una bella voce baritonale, _____ timbro arguto.
– Salvi, siamo salvi!
Tutti ridono, e il fattorino, agitando il pacchetto dei biglietti, interviene: – L’azienda non è insensibile, signore e signori, _____ grido _____ dolore che sale dai passeggeri. – E dopo un attimo, superando i gridolini di sorpresa della vecchia signorina: – Siamo arrivati. Tutti scendono.
Siamo arrivati. Dove? Nessuno _____ sa e nessuno _____ vuol sapere. Siamo ____ aperta campagna, _____ riva _____ fiume: ci sono alberi, erbe, fiori, profumi, sassi, terra, cielo, sole.
– È meraviglioso, – dico al conducente, che _____ è ficcato il berretto in tasca e _____ sta sdraiando _____ prato. – Succede spesso?
– Spesso no, qualche volta. Succede soltanto quando tutti i passeggeri hanno lo stesso pensiero. Ma proprio tutti, fino _____ ultimo.
Cerco _____ occhi il giovane seminarista. Ecco_____ là, nel fiume, bronzeo, biondo e allegro. Ha lasciato la tonaca e il breviario _____ spiaggetta e ora ci saluta con un acutissimo Jodel. Tedesco, dunque, bavarese o austriaco.
È stato l’ultimo _____ accorgersi della primavera. Mancava solo il suo pensiero, probabilmente, _____ fare l’unanimità. E appena l’unanimità si è raggiunta, la molla è scattata: tutti in primavera, festa _____ tutti.

Articoli correlati
Italiano con la letteratura: “Il filobus n. 75″ di Gianni Rodari – prima parte. Lessico
Italiano con la letteratura: “Il filobus n. 75″ di Gianni Rodari – terza parte. Verbi e preposizioni
Italiano con le fiabe: Buona Pasqua con “Il pulcino cosmico” di Gianni Rodari
Italiano con la letteratura: buon Primo maggio con una filastrocca di Gianni Rodari
Italiano con una filastrocca sul Natale di Gianni Rodari (con file audio)
Italiano con la poesia: Il gatto inverno di Gianni Rodari
L’italiano con la poesia: “Una scuola grande quanto il mondo” di Gianni Rodari
Poesia italiana per studenti stranieri di livello A1: “Dopo la pioggia” di Gianni Rodari

Per soluzioni e assistenza contattate gli insegnanti dell’Accademia del Giglio, lingua italiana, arte e cultura a Firenze: adg.assistance@gmail.com.

Social networks

Seguiteci su FacebookTwitterLinkedInPinterest e Foursquare.

6 comments to Italiano con la letteratura: “Il filobus n. 75” di Gianni Rodari – seconda parte. Pronomi e preposizioni

  • Susanne

    puh, non facile per me! ma ci ho provato lo stesso e aspetto le vostre correzioni :-)

    si riempie – ci accorgiamo – ci ha organizzato – essere in via Arenula – sbucare al largo A. – sbuchiamo in una campagna aperta – corriamo col vento in poppa – Chi si tiene più?
    grida alle mie spalle – lo conosco – ci incontriamo – ci inchiniamo – ci cediamo – sento per la prima volta – a (con?) timbro arguto
    un grido di dolore
    nessuno lo sa e nessuno lo vuol sapere – siamo in aperta campagna, sulla riva del fiume – che si è ficcato – si sta sdraiando sul prato
    fino all’ultimo
    Cerco con gli occhi – Eccolo là – il breviario sulla spiaggetta
    ultimo ad (di?) accorgersi – per fare – festa per tutti
    ???

  • Cecilia

    Sei stata brava, ma ci sono alcuni errori (non è colpa tua: le preposizioni sono proprio una brutta bestia!). Ecco le correzioni:
    IN Largo Argentina
    chi CI tiene più
    DAL timbro arguto
    AL grido di dolore
    IN riva AL fiume
    AD accorgersi

  • Susanne

    grazie mille! sì, le preposizioni spesso sono ancora molto difficili per me :-(

  • Régis

    Buongiorno !

    Come lo proponete, ho fatto l’esercizio sul filobus numero 75 e vi propongo il mio lavoro, chiedendovi il favore di correggerlo. Le preposizioni rimangono spesso un rompicapo per me !

    Vi ringrazio anticipatamente.

    Régis Duguet

    Si riparte, finalmente. Il ponte è attraversato addirittura a gran velocità, adesso. Si fila, grazie al cielo, si scappa. E mentre all’improvviso ogni angolo del filobus si riempie di un festoso chiacchiericcio, di risatelle cascanti, di aria fresca, ci accorgiamo che l’azienda ci ha organizzato una piccola sorpresa. Dovremmo essere a via Arenula, e invece siamo al Testaccio; dovremmo sbucare in largo Argentina e invece sbuchiamo in una campagna aperta e splendente, e corriamo, corriamo con vento in poppa, navighiamo nell’azzurro e nel verde, nel rosa e nel sereno. Chi ci tiene più?

    – Siamo salvi! – grida alle mie spalle il funzionario. Lo conosco, è un mio vicino di casa. Ci incontriamo sul portone, qualche volta ci inchiniamo cerimoniosamente, ci cediamo il passo, sussurrando un saluto. Sento per prima volta la sua voce spiegata, una bella voce baritonale, dal timbro arguto.

    – Salvi, siamo salvi!

    Tutti ridono, e il fattorino, agitando il pacchetto dei biglietti, interviene: – L’azienda non è insensibile, signore e signori, al grido di dolore che sale dai passeggeri. – E dopo un attimo, superando i gridolini di sorpresa della vecchia signorina: – Siamo arrivati. Tutti scendono.

    Siamo arrivati. Dove? Nessuno lo sa e nessuno lo vuol sapere. Siamo in aperta campagna, in riva al fiume: ci sono alberi, erbe, fiori, profumi, sassi, terra, cielo, sole.

    – È meraviglioso, – dico al conducente, che si è ficcato il berretto in tasca e si sta sdraiando nel prato. – Succede spesso?

    – Spesso no, qualche volta. Succede soltanto quando tutti i passeggeri hanno lo stesso pensiero. Ma proprio tutti, fino all’ultimo.

    Cerco con gli occhi il giovane seminarista. Eccolo là, nel fiume, bronzeo, biondo e allegro. Ha lasciato la tonaca e il breviario sulla spiaggetta e ora ci saluta con un acutissimo Jodel. Tedesco, dunque, bavarese o austriaco.

    È stato l’ultimo ad accorgersi della primavera. Mancava solo il suo pensiero, probabilmente, per fare l’unanimità. E appena l’unanimità si è raggiunta, la molla è scattata: tutti in primavera, festa per tutti.

    – Gli strumenti in questi casi non ubbidiscono più, – spiega il conducente. – Del resto non si va più con l’elettricità: si va con i desideri. Se tutti i passeggeri nello stesso momento pensassero alla luna (ma proprio tutti, fino all’ultimo), ci troveremmo di colpo lassù, a dondolarci sulla sua falce.

    La vecchia signorina si toglie le scarpe e le calze, si siede in riva al fiume e ha messo i piedi nell’acqua.

    – Ah! – esclama con un trillo. – Ah! Da un mese non sognavo altro. Ed è ancora più bello di come mi pareva in sogno, più inebriante.

    E il mio vicino? In pantaloncini e maglietta sta arbitrando una partita di calcio. Fischia nella sua autorevole barbetta, corre con un passo elastico da un punto all’altro nel prato, va lui stesso a raccogliere i palloni sbagliati nei cespugli.

    – Si accomodi, signor Gianni, – mi grida, – ci manca un’ala destra.

    Io vorrei invece una zappa, e delle fragole da zappare. Non mi piaceva farlo, da piccolo: e adesso mi pare che sarebbe la felicità. Però non mi dispiacerebbe nemmeno rimanere sdraiato qui a guardare : è come stare sdraiato su una nuvola, fresca e leggera, a guardare una terra beata. Delle occhiatacce d’odio che ci scambiavano un quarto d’ora fa, quando il filobus scendeva da Monteverde, non è rimasta traccia: l’aria le ha disperse, il primo calcio al pallone le ha sgominate definitivamente.

    Un avvocato è andato a violette e ne ha riempite il suo cappello a lobbia.

    – Diritto penale o Diritto civile? – gli domando.

    – Diritto primaverile, – risponde. – Tutti assolti con lode, perché il fatto costituisce reato solo quando non avviene. Il fatto, cioè la felicità.

    È quasi commosso. Si mette in testa il cappello e le violette gli piovono giù in faccia,sulle spalle della giacca.

    Il nuotatore, in mezzo al fiume, fa il morto. Ma forse prega, con la faccia rivolta al sole, con il sole che gli versa nelle palpebre, ad una ad una, mille pagliuzze d’oro.

  • Roberto Balò

    Ciao Régis, lo correggeremo appena possibile.

  • Roberto Balò

    Ciao Régis, scusa per il ritardo.
    Sei stato molto bravo, solo qualche piccola incertezza: la prima è che la preposizione corretta nel caso del nome di una via è IN (oggigiorno molti dicono A, ma è un regionalismo).
    La vecchia signorina si è tolta le scarpe e le calze, si è seduta in riva al fiume e ha messo i piedi nell’acqua. (l’ultimo verbo, “ha messo”, ti fa capire che le altre due azioni devono essere al passato prossimo).
    Un avvocato è andato a violette e ne ha riempito il suo cappello a lobbia. (ha riempito il suo cappello di violette)

Scrivi un commento