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Incontri con gli “Artisti a km 0”: Rudy Pulcinelli.

Durante l’incontro a “km O” del 1 marzo scorso tenutosi al Museo Pecci di Prato, l’artista Rudy Pulcinelli ha presentato il proprio lavoro proiettando degli showreel sulle sue ultime commissioni che l’hanno visto impegnato in tre continenti diversi. Pulcinelli ha spiegato la sua idea di arte in maniera lucida ed esaustiva, riuscendo a trasmettere parte di quell’aura mistica e simbolista che le sue opere emanano. Il tema di fondo dell’incontro è stato la memoria e il suo recupero: l’evento finale è stato infatti il coinvolgimento del pubblico nella creazione di un libro d’artista specificamente pensato per la serata.

Questa è l’intervista che l’artista ha gentilmente concesso ad adgblog.it.

Silvia Mordini: Rudy, dall’incontro “a km 0” che si è tenuto al Muso Pecci il primo marzo è emerso un punto focale della tua ricerca, ovvero la memoria. La si ritrova come discriminante nella scelta dei materiali con cui lavori, siano di riutilizzo, siano “vivi“, ovvero mutanti nel tempo; ma qual è la tua personale “memoria” artistica? Come arrivi alle arti figurative?

Rudy Pulcinelli: Sì, la memoria insieme al reperto, ai simboli e alle testimonianze sono elementi ricorrenti nei miei lavori e sicuramente caratterizzano molto la mia ricerca. Per me la memoria è uno strumento fondamentale per ostacolare lo scorrere del tempo, quindi per l’uomo cosa estremamente importante. Come sottolineato nella domanda, parallelamente c’è una particolare attenzione per i materiali, che per un buon 70% sono di riciclo proprio perché mi affascina il fatto di sapere che quella materia abbia una sua memoria, un suo vissuto e che in qualche modo, autonomamente, ce lo possa raccontare.

Per quanto riguarda la mia “memoria” artistica, penso proprio di dover tornare bambino, la grande curiosità, la fantasia e uno spiccato amore verso il fare e la manualità ha sempre fatto parte di me. In seguito, in modo molto naturale, la cosa ha preso forma complice, probabilmente, anche gli studi sostenuti. Le arti figurative sono state una scelta incondizionata, visto che mi si presentavano come un valido mezzo per poter raccontare, descrivere e fornivano la possibilità di concretizzare un’idea, un’emozione o un pensiero che, a questo punto, potevo manifestare e cosa più importante, condividere con gli altri.

S. M. Un altro aspetto peculiare della tua produzione è la scelta di far convergere i caratteri di sette alfabeti diversi nelle tue opere: su che principio si è basata la tua scelta? Può avvicinarsi ad una rappresentazione artistica del principio alla base della democrazia del linguaggio?

R. P. Questo aspetto è molto articolato e un po’ più complesso da raccontare in poche parole, cercherò comunque di dare una chiave di lettura che faccia capire questa scelta. Come ho già dichiarato vedo la memoria un fattore significativo del nostro essere e penso che sia proprio la scrittura un elemento importante per creare memorie. Senza questi elementi noi non conosceremmo la nostra storia, le origini e perderemmo la possibilità di poter raccontare. Quindi con l’ausilio delle lettere, nei miei lavori, cerco di sottolineare questa vitale importanza, dando un alto valore a questi segni che ci permettano di comunicare. In particolare la scelta è caduta in questi sette alfabeti che sono: Continentale, Greco, Cirillico, Arabo, Cinese, Ebraico e Giapponese, che sono  gli alfabeti, attuali, più diffusi al mondo.

Penso possa essere uno degli elementi che contribuisce ad un’ipotetica democrazia del linguaggio, sempre che questo sia possibile.

S. M. In Thailandia ti abbiamo visto in stretta collaborazione con degli artisti locali da cui è nato “Time”: cosa hai riportato nel tuo bagaglio in Italia? Utilizzavi già l’alfabeto thai?

R. P. In questo caso parliamo della mia partecipazione al progetto Thai-Italy Art and Cultural Exchange 2011, a cura di Maurizio Vanni e Sasivimol Santiratpakdee, presso Art Gallery of Silpakorn University di Bangkok. “Time” è risultato il tema scelto dai due curatori, la cosa entusiasmante è stato il fatto di creare l’opera direttamente sul posto che si è dimostrato da subito interessante e ricco di stimoli. Questo mi ha dato la possibilità di realizzare l’installazione “Alfabeto del tempo”, che oggi fa parte della collezione permanente del Silpakorn Art Centre. I giorni passati all’interno dell’università sono stati molto intensi sia per il lavoro pressante, concentrato in sole due settimane, ma sicuramente anche per il clima che si è creato stabilendo un contatto stretto con artisti, docenti, assistenti e studenti che gravitavano intorno all’ateneo. Esperienza incredibile, stimolata da un sacco di fattori che passano dalla conoscenza di nuovi materiali ai loro usi e costumi, dalla loro lingua alla filosofia buddista; tutti elementi che sicuramente hanno influenzato, forse anche in modo inconscio, l’opera realizzata. Naturalmente tutti fattori che hanno incrementato il mio bagaglio personale e sicuramente nel mio lavoro futuro, la memoria diventerà alleato fondamentale per attingere ed avere stimoli da questo vissuto.

Per quanto riguarda l’inserimento, nella mia installazione, dell’alfabeto thai, no, non avevo mai utilizzato questi ideogrammi che tra l’altro mi sono piaciuti molto e trovo che la loro forma sia straordinaria; la scelta è stata proprio per omaggiare il paese che mi stava ospitando.

S. M. Hai descritto il tuo intervento per il LU.C.C.A., basato sulla multisensorialità, dove ad ogni composizione hai abbinato un aroma. Quanto la tua ricerca verte sulla multietnicità come preservazione delle singole realtà oppure come creazione di un unicum culturale?

R. P. Mi fa molto piacere che sia emerso il fattore multisensoriale parlando delle mie opere perché è una ricerca alla quale ho sempre fatto molta attenzione e devo dire che con il tempo si sta accentuando. Inizialmente ho sottolineato molto il senso del tatto lavorando nella diversità delle superfici, dei materiali e delle temperature dando la possibilità di toccare letteralmente le mie opere proprio per cercare di coinvolgere in modo più completo il fruitore fornendogli diversi strumenti di lettura. In seguito si sono aggiunti altri fattori come i profumi, il suono proprio perché sostengo che la multisensorialità  aiuti nel coinvolgimento e di conseguenza stimoli un tipo di emozione più completa vera e spontanea.

Per quanto riguarda la multietnicità, tema piuttosto ricorrente nel mio lavoro, viene trattata semplicemente perché penso che, ancor prima di emozione, l’arte sia linguaggio e comunicazione quindi priva di confini fisici o ideologici. Detto questo voglio anche precisare che nel mio percorso non tendo ad arrivare ad una barbara globalizzazione o tanto meno costituire un unicum culturale, il mio sforzo sta nel preservare le singole realtà cercando di farle comunicare, perché da sempre e per sempre sarò sostenitore dell’individuo al massimo della tribù.

S. M. Sei un artista cosmopolita, ma puoi rivelarci qual è la nazione che vorresti “toccare” artisticamente e non ne hai ancora avuto la possibilità? Durante il 2012, dove potremo venirti a vedere in territorio nazionale?

R. P. Per fortuna ho avuto la possibilità di lavorare in diversi progetti, fuori dal mio Paese, che mi hanno stimolato moltissimo e allo stesso tempo arricchito, incrementando sicuramente il mio bagaglio sia dal punto di vista emotivo che culturale. Infine per rispondere alla tua domanda ti dico che in generale mi incuriosisce molto l’estremo oriente e se proprio devo scegliere una nazione, forse, il Giappone.

Appuntamenti del 2012 che mi coinvolgono in territorio nazionale e che ti posso segnalare, perché gia confermati, sono: Dal 27 aprile al 18 Maggio “eXarte”, curata da Gabriello Losso e Paola Ballerini, Matroneo di San Pier Maggiore, Liceo Artistico Policarpo Petrocchi, Pistoia. Successivamente il 12 maggio inaugurerò la mostra personale “Contaminazioni” curata da Francesca Baboni e Stefano Taddei, presso Museo il Correggio, Palazzo dei Principi, Correggio, Reggio Emilia, che terminerà il 17 giugno. Infine dal 2 agosto al 18 settembre la mostra “Il destino della passione” curata da Maurizio Vanni, progetto che parte dall’analisi dell’opera di E. Rostand “Cyrano de Bergerac”, Ex oratorio di San Carlo Borromeo, complesso museale BE.GO., Castelfiorentino, Firenze.

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