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L’italiano col giallo: lo smemorato di Collegno (2)

la copertina del libro dedicato al caso dello smemorato di Collegno, di Lisa Roscioni

la copertina del libro dedicato al caso dello smemorato di Collegno, di Lisa Roscioni

Avete letto la prima parte dello smemorato di Collegno e volete sapere che cosa successe dopo il riconoscimento di Giulio Canella da parte della moglie? Continuate a leggere e a svolgere gli esercizi:

  • Inserisci le parole mancanti:

arresto – bilancio – dimora – carattere – proteste – anonima

Il 7 marzo 1927, pochi giorni dopo l’apparente conclusione della vicenda, una lettera ____________________ venne recapitata alla questura di Torino, indirizzata all’attenzione del Questore di Torino. Nella lettera si sosteneva che lo smemorato non fosse Giulio Canella, bensì Mario Bruneri, tipografo torinese nato nel 1886.
Bruneri era un anarchico che viveva senza fissa ______________, ed era ricercato dal 1922 per via di alcune condanne precedenti per truffa e lesioni. Bruneri era già stato in carcere, per falso in __________________ e appropriazione indebita, per cui la scheda presso la questura risultava completa e corposa. La descrizione del fascicolo di Bruneri combaciava, secondo la Questura, con l’aspetto e con il _____________________ dello “smemorato”.
Martedì 8 marzo, il questore dispose l’__________________ per lo smemorato, che infatti fu prelevato il giorno stesso e condotto in questura a Torino per l’identificazione. Il giorno successivo, 9 marzo 1927, cominciò il riconoscimento da parte dei Bruneri. La prima a riconoscerlo fu la moglie, Rosa Negro, che disse: “Il mio marito è proprio lei!”. Poi fu riconosciuto dal figlio Giuseppino, quattordicenne, che da 6 anni non vedeva il padre. Venne riconosciuto anche dalle sorelle Maria e Matilda e dal fratello Felice. Dopo iniziali ___________________, lo smemorato ebbe uno svenimento. Venne riconosciuto anche dall’amante Milly.

  • Inserisci le frasi mancanti:
  1. il carcere di Torino fornì le impronte del pregiudicato Mario Bruneri;
  2. cominciò una lunga campagna di raccolta di prove a sostegno della tesi;
  3. lo smemorato venne internato in manicomio;
  4. che fu quindi arrestato per scontare la pena residua di due anni;
  5. per preservare il buon nome della famiglia.

Su ordine del questore, si procedette al rilievo delle impronte digitali, e ______________________________. Nel marzo 1926 le impronte digitali dello “smemorato” arrestato dai carabinieri come ladro del cimitero erano state inviate al casellario centrale di Roma, dove la legge prevedeva dovessero essere conservate tutte le impronte digitali e fotografie dei pregiudicati, senza però trovare riscontro nelle impronte già conservatevi.
Dopo lo scoppio del caso, __________________________________________e queste impronte, insieme a quelle prese al sedicente Prof. Canella il 10 marzo 1927, furono inviate a Roma per un confronto; la risposta arrivò nello stesso giorno: la Scuola di Polizia Scientifica di Roma, infatti, con telegramma datato 11 marzo confermò l’identità dello smemorato: le impronte coincidevano, per cui quelle dello “smemorato” corrispondevano a quelle di Bruneri Mario, latitante, ________________________________________, rimanendo inizialmente internato nel manicomio di Collegno in attesa di accertamenti.
Giulia Canella si oppose al riconoscimento, e __________________________________________ secondo cui lo smemorato sarebbe stato il marito disperso. Presentò un ricorso presso il Tribunale penale di Torino, con cui chiedeva la revoca dell’arresto.
Lo smemorato venne scarcerato, a seguito dell’ordinanza, il 23 dicembre 1927, del tribunale che dichiarava non raggiunta la prova dell’identificazione di Mario Bruneri nella persona dello smemorato.
Se da una parte Giulia Canella non ebbe dubbi sull’identità dello smemorato, la stessa madre di Bruneri, stando alle parole del figlio Felice, era certa che l’intera operazione fosse una nuova truffa architettata dal figlio.
Rosa Negro e Felice Bruneri quindi, ______________________________ e per rivendicare gli obblighi verso la moglie ed il figlio, si rivolsero al Tribunale Civile di Torino, per stabilire ancora una volta l’identità dello smemorato.

  • Trova tra le seguenti parole i sinonimi di quelle sottolineate.

rifiutò – si scoraggiò – accettò – buttato fuori – fece appello – nel modo più assoluto – preso parte – terminò – imprigionato – svolgersi – durò

Il processo cominciò il 22 ottobre 1928, e si protrasse per oltre due anni: il risultato del processo di primo grado fu chiaro, lo smemorato stando a prove e testimonianze, era in realtà Mario Bruneri.
Tra i testimoni che hanno escluso categoricamente che lo smemorato potesse essere Canella vi erano padre Agostino Gemelli e il conte Giuseppe della Torre: entrambi avevano lavorato con Canella, il primo nella pubblicazione della Rivista di Filosofia Neoscolastica, dalla quale Canella era stato estromesso nel 1910, mentre il secondo, direttore dell’Osservatore Romano, aveva partecipato alla fondazione del Corriere del Mattino.
Il ricorso che la signora Canella venne respinto dalla Corte d’appello il 7 agosto 1929. La famiglia ricorse alla Corte di Cassazione, che l’11 marzo dell’anno successivo accolse la richiesta di Giulia Canella di un nuovo processo da tenersi presso la Corte d’Appello di Firenze.
Intanto lo smemorato continuò a vivere a casa di Giulia Canella. La coppia ebbe tre figli, oltre ai due nati prima del 1916: Elisa nacque il 21 novembre 1928, Camillo il 31 dicembre 1929 e Maria il 12 settembre 1931.
A Firenze il processo si concluse di nuovo con il medesimo risultato negativo. Il tribunale, contrariamente a quanto ammonito dalla Cassazione, respinse la richiesta dei Canella e confermò la sentenza di Torino. Lo smemorato, così, venne di nuovo identificato con Bruneri e incarcerato.
Giulia Canella non si perse d’animo e ricorse nuovamente in Cassazione.

Testo tratto e adattato da Wikipedia

La storia dello smemorato di Collegno non finisce qui: vai alla terza parte.

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