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Capodanno: tre punti di vista letterari

Tre brevi testi letterari per iniziare il nuovo anno: il primo di Dickens un po’ triste, il secondo misterioso di Buzzati e l’ultimo, un testo poetico per bambini di Rodari.

L’anno vecchio e l’anno nuovo di Charles Dickens.

Le strade erano piene di movimento e le botteghe erano ricoperte dei loro ornamenti più gai e più festosi. L’anno vecchio era giunto alle sue ultime ore di vita; dopo aver compiuto il suo dovere fino all’ultimo, curvava ora la testa stanca aspettando la morte e chiedendo soltanto che il mondo si ricordasse dei suoi giorni di lavoro e di sofferenza e che lo lasciasse morire in pace. Ma gli uomini ingrati non si ricordavano già più di lui ed erano ormai occupati soltanto ad accogliere, con tutti gli onori, il nuovo anno che stava per nascere.

Gennaio di Dino Buzzati.

Tra poco, cominciando l’anno nuovo, qualcuno di voi forse riuscirà a udire la sua voce.
Gennaio in fin dei conti è un mese pressappoco uguale agli altri. Agli occhi degli uomini è invece il mese più importante; e l’importanza sta tutta nel principio, nel primo giorno… nella prima ora, nel suo primissimo minuto.
Dicono infatti che a mezzanotte in punto, nell’atto di venire al mondo, emetta una sua voce; e che da questa voce si possa capire che razza di annata seguirà.
Ma a mezzanotte c’è baccano. Crepitano bottiglie di spumante, risate, grida, schiocchi di baci, petardi fuori nella via. E in tanto strepito si perde la voce misteriosa…

Oroscopo di Gianni Rodari.

O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.

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