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“Un altro pianeta” di Stefano Tummolini e “Gabbla (In land)” di Tariq Teguia

un altro pianetaUN ALTRO PIANETA di Stefano Tummolini

Stefano Tummolini nasce a Roma nel 1969, laureato in storia e critica del cinema presso l’Università La Sapienza di Roma, lavora come scrittore, traduttore e film-maker indipendente.
Ha realizzato vari cortometraggi: Un altro pianeta è il suo primo lungometraggio, scritto e realizzato insieme ad Antonio Merone, che è anche il protagonista del film.
Tummolini ci racconta che, quando ha iniziato a girare il film, aveva solo mille euro di budget e una settimana di tempo per le riprese: per questo motivo ha dovuto rinunciare a molte cose, ma alla fine l’impegno e la voglia di realizzare un progetto nel quale credevano ha avuto la meglio.
Il film racconta la storia di Salvatore ( interpretato magistralmente da Antonio Merone ) che, in una normale mattina d’estate, osserva le dune che circondano il percorso che farà per andare sulla spiaggia dove trascorrerà tutta la sua giornata. Salvatore incontrerà qui un gruppo di persone che lo coinvolgeranno nelle loro vite e nelle loro storie e lo costringeranno suo malgrado a fare i conti con il suo passato e a ritrovare, forse, una nuova possibilità di vita.
Attraverso i dialoghi brillanti e divertenti senza mai sfociare nel patetico o nel grottesco, questo film cattura subito l’attenzione di noi spettatori, che ci riconosciamo in almeno uno dei personaggi o, comunque, nella comune difficoltà di mostrarci subito per quello che siamo veramente, per cui indossiamo sempre una maschera la prima volta che incontriamo qualcuno.
Anche se evidentemente fatto con pochi mezzi, non si può non capire l’intelligenza e la passione con la quale il film è stato realizzato e quindi non apprezzarne il risultato.

gabblaGABBLA (In land) di Tariq Teguia

Malek è un topografo a cui viene commissionato un lavoro nell’ Algeria occidentale. Quando arriva sul luogo dove dovrà fare i rilievi, trova i segni del passaggio dei fondamentalisti che hanno decimato la squadra precedente. I pastori del luogo lo osservano e dopo poco vanno a chiedergli cosa stia facendo, alcuni di essi sono anche armati. Anche la polizia gli farà visita per un controllo e, dopo che quest’ ultima se ne sarà andata, gli abitanti del villaggio lo inviteranno ad una festa improvvisata.
Malek durante la notte sente sempre delle esplosioni: sono le mine lasciate dal passaggio della guerra nelle terre vicine. Una sera, tornando nella sua baracca, trova una ragazza africana che non vuole rivelare il suo nome, scampata alle mine mentre con un gruppo di  conterranei cercava di raggiungere la Spagna. Malek decide di aiutarla e di farle attraversare il confine attraverso il Marocco, ma l’unico desiderio della ragazza è tornare a casa, così gli mostra la strada tracciando con un dito sulla mappa un’interminabile diagonale da sud ad est: la strada per il Ciad.
Il film parla del desiderio di un popolo ferito da una guerra passata inosservata di rinascere e trovare una via d’uscita ricominciando dalla propria terra. Lo fa attraverso il personaggio di Malek, un uomo colto ed introverso, che riuscirà ad imprimere nella mente degli spettatori la geografia di questi luoghi.
Attraverso i paesaggi suggestivi e i volti intensi degli attori, Teguia racconta un’Algeria che vorrebbe trovare finalmente una nuova possibilità di vita in una democrazia ancora tutta da costruire.
Tariq Teguia nasce nel 1966 ad Algeri dove studia arti visive e filosofia. Partecipa già a Venezia nel 2006 nella sezione Orizzonti con il suo primo lungometraggio Roma wa la n’tauma.

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