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Riapertura della Sala della Niobe alla Galleria degli Uffizi

Al secondo piano della Galleria degli Uffizi, sul corridoio ovest si affaccia un grande salone che per le sue decorazioni neoclassiche dà l’impressione di trovarsi in tutt’altro museo: è la cosiddetta Sala della Niobe. Chi era Niobe e perché le è stata dedicata una sala nel museo più importante e famoso di Firenze? Il mito di Niobe narra che ella, figlia di Tantalo, ma di madre incerta, andò sposa a Anfione da cui ebbe quattordici figli, sette maschi e altrettante femmine. Orgogliosa di una prole così numerosa, si burlò di Latona che aveva unicamente due gemelli, Apollo e Artemide. Latona si infuriò e, per vendetta, mandò i suoi figli ad uccidere con le loro frecce tutti i figli di Niobe: Apollo si occupò dei maschi e Artemide delle femmine.
Le statue sistemate nella sala dedicata alla sventurata madre, sono copie romane di originali greci che vennero rinvenute in una vigna sull’ESquilino  a Roma nel 1583. Furono acquistate dall’allora Cardinale Ferdinando de’ Medici (poi divenuto Granduca Ferdinando I), che le fece collocare nel giardino di villa Medici. Nel 1770 le statue giunsero a Firenze e per loro si pensarono sistemazioni molto suggestive tra cui il giardino di Boboli, luogo in cui poterle ricomporre in gruppo così come stavano nel giardino di villa Medici. Nel 1780 , infine, si decise di metterle agli Uffizi, disposte lungo le pareti di questa straordinaria sala, illuminata da una grande serliana centrale, in un allestimento per così dire “didattico” che privilegiasse la possibilità di poterle analizzare a tutto tondo.

La sala della Niobe ha subito due importanti restauri in epoca recente, a seguito dei bombardamenti della II guerra mondiale e dell’attentato mafioso del 1993. Questa volta si è trattato di un intervento di consolidamento del pavimento che, poco più un anno fa, aveva improvvisamente manifestato un avvallamento in prossimità di una statua laterale alla serliana. Va detto che i monumenti, tra le opere in sé e i basamenti su cui poggiano, sono estremamente pesanti e pertanto non deve certo meravigliare che si sia presentato un problema di questa natura. Il complesso intervento di restauro è durato un anno e ha comportato l’intero smantellamento del pavimento al fine della valutazione dello stato di salute di tutte le strutture di sostegno, che sono state comunque oggettivamente trovate in buono stato e che sono state ripristinate in modo anche da rendere più agevole intervenire nel futuro, qualora se ne dovesse presentare la necessità. Dal momento che il restauro doveva essere necessariamente operato anche in orario di apertura della Galleria, per non disturbare in alcun modo i visitatori si è proceduto, una vota trasferite le statue e protetti stucchi e quadri con grandi teli, a “sigillare” la sala a porzioni costruendo una camera, da spostare nel procedere dei lavori, in cui l’aria era tenuta in depressione così da impedire la dispersione delle polveri. L’operazione è riuscita perfettamente e neanche un granellino è filtrato da sotto la porta nel corridoio!

La Sala della Niobe è tornata alla fruizione del pubblico, restaurata anche negli stucchi, dal 21 dicembre scorso, giorno in cui si è tenuta anche la conferenza di presentazione dei lavori presso il Salone Magliabechiano della Biblioteca degli Uffizi. Nell’occasione si è mostrato l’esauriente e illuminante video documentante il restauro.

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