Tian Tian Wang, nata nel 1980 a Qingdao, Cina, vive in Germania. Tian Tian esporrà le sue opere alla 53a Biennale d’Arte di Venezia: “Quando dipingo voglio, come un narratore, creare a partire da un oggetto a due dimensioni un posto dove avviene una Leggenda“. Il suo curriculum vitae e le sue opere sono visibili sul suo sito ufficiale. Tian Tian ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande sul suo lavoro e sulla sua mostra veneziana.
D. Tian Tian, cosa esporrai alla Biennale?
R. Quasi tutti i miei lavori più importanti. E’ possibile riconoscervi due fasi: nella prima ci sono le montagne, il mio periodo “classico”. Dal 2005, a partire da Paradise, ho iniziato a lavorare in modo diverso.
D. Cosa pensi che succederà alla Biennale di Venezia, cosa porterà per te e per il tuo lavoro esporre nel luogo per eccellenza dell’arte contemporanea? Pensi che questa (sovra)esposizione possa influenzare la creatività di un artista?
R. Per me partecipare a una mostra internazionale di tale importanza è veramente incredibile. Ho l’illusione che tutto il mondo stia guardando le mie opere (è un’illusione perché letteralmente non tutti su questo pianeta visiteranno la Biennale…) Devo ancora capire molte cose, tuttavia in questo momento sono immensamente felice.
Non voglio avere troppe fantasie su ciò che accadrà dopo la Biennale: preferisco concentrarmi sul mio lavoro.
D. Qual è la differenza tra i tuoi studi in Cina e quelli in Germania?
R. Non ho studiato all’Accademia in Cina. Sono arrivata in Germania quando avevo 19 anni. Volevo studiare in Europa perché è il luogo da cui vengono tutti gli artisti che mi hanno colpito: Da Vinci, Rubens, Modigliani, Van Gogh, Balthus, Chagall…
L’educazione artistica in Cina è abbastanza conservatrice e sei sempre legato a delle regole rigide. In Germania i programmi sono più liberi, e vien data più importanza all’espressione artistica, all’autoanalisi e alla ricerca di una propria strada. Personalmente preferisco così, ma sono anche contenta di aver avuto una formazione iniziale più rigida.
D. Puoi dirci quali sono le differenze tra l’attuale scena artistica cinese e quella tedesca?
R. Non ho mai vissuto in Cina come un’artista professionista. La mia impressione è che ci sia un’enorme energia unita al desiderio e la passione per l’arte. E’ un fenomeno nella storia dell’arte.
D. Quest’anno ricorre il 20° anniversario delle proteste e del massacro di Piazza Tiananmen, le cui immagini e video nel 1989 fecero il giro del mondo scioccando l’opinione pubblica occidentale. Credi che la Cina sia cambiata da quel giorno?
R. Non ho avuto un’esperienza diretta della protesta. All’epoca frequentavo ancora le scuole elementari. Ma da quando sono diventata adulta, quando ho compreso l’importanza del fatto, credo veramente che quello sia stato un momento in cui è avvenuto un significativo cambiamento in Cina.
D. Quanto sono influenzate le tue opere dalla società cinese? Ci sono implicazioni sociali nei tuoi lavori?
Sento un crescente interesse per i fenomeni sociali globali, l’economia e la politica, anche cinese. Quando ero più giovane avevo paura ad approfondire questi temi perché sarebbero stati un peso eccessivo per la mia anima.
D’altra parte questi fenomeni sono di breve durata. Il nocciolo di molti problemi della società deve essere ricercato nella natura umana e nella psicologia. Questo dovrebbe essere l’argomento di studio principale. A partire dal 2005 questo tema è infatti entrato nei miei lavori.
D. Che ruolo ha la politica, la religione, la fede o la loro mancanza nella tua arte?
R. Ho iniziato a leggere saggi di politica e società, ma non leggo mai i giornali. Non appartengo a nessun gruppo religioso. Avere una propria idea su questi argomenti è molto importante, ma comunque non influenzano il mio lavoro. Mi ispira maggiormente la ricerca spirituale e mi affascina la psicologia. Questo si può vedere leggendo i testi che si trovano sul mio sito.
D. Ci puoi dire un nome di un artista classico che ti ha accompagnato durante la tua educazione artistica?
R. Se mi è permesso di sceglierne uno solo, direi Marc Chagall. Ammiro la sua poetica e il suo modo di vivere puro e positivo.
D. E per quanto riguarda un artista contemporaneo?
R. Ci sono molti artisti contemporanei che trovo veramente interessanti, tuttavia, a partire da un certo punto in poi, non ho più permesso che la mia arte fosse ispirata da altra arte.
D. Fin dal 2002 nei tuoi quadri usi gli stessi simboli, vulcani, montagne, ciminiere, fumo e nuvole: qual è il loro significato?
R. Vulcani, montagne e nuvole rappresentano le mie metafore principali per la natura, che è la mia principale fonte di ispirazione. Li ho scelti come simboli soprattutto perché corrispondono a a me e ai miei sentimenti. Dal 2005 ho iniziato con le ciminiere, le case incendiate e il fumo proveniente da esplosioni. Concepisco anch’essi come natura, sono parte del mondo materiale. In queste serie vorrei mettere in evidenza che la bellezza può coesistere con le situazioni spiacevoli, lontano dalle distinzioni della mente umana
D. Quando hai capito che l’arte avrebbe rivestito un ruolo importante nella tua vita?
R. Ho sempre amato dipingere, sin da quando ero piccola, ma i miei genitori si sono rifiutati di farmi prendere delle lezioni. Preferivano che io imparassi a cantare o a suonare il pianoforte. Questo mi ha fatto stare molto male. Penso che sin da allora l’arte sia stata una parte inseparabile della mia vita.
D. Da dove nasce la tua creatività?
R. All’inizio c’è la natura stessa (ancora). La lotta infinita con me stessa, per essere al contempo stabile e instabile, e sempre sensibile, anche a costo di rimanere ferita. C’è un proverbio in Cina che recita: “la lirica sta oltre la lirica”, e questo è anche lo slogan della mia arte.
Come dicevo prima, non mi faccio influenzare facilmente nel momento creativo, ma cerco sempre invece corrispondenze con la poesia, la letteratura in genere, e la musica. Attingo anche dalle notizie in Cina, compresa la cronaca rosa e le storie curiose di gente comune. Non dimentico mai infine il peculiare umorismo cinese, che mi ispira spesso indirettamente. Devo dire che sono contenta delle mie origini e di poter capire il modo cinese di pensare, senza il quale non avrei questa fonte inesauribile di materiale da cui attingere per investigare sulla condizione umana, sui suoi aspetti positivi e negativi.
D. Che rapporto hai con l’Italia?
R. Il mio rapporto con l’Italia è iniziato da bambina e in un modo davvero divertente. Mio padre è un tenore, così io sono cresciuta con l’opera lirica. Il grande mito di mio padre era Luciano Pavarotti, le cui arie lui provava e riprovava, sebbene non capisse una parola d’italiano. Mi ricordo che trascriveva i brani in un misto di alfabeto occidentale e caratteri cinesi. Alla fine suonava abbastanza simile all’originale, ma era una trascrizione priva di ogni senso.
Se poi posso nominare solo alcune delle mie “connessioni” con l’Italia, vorrei ricordare Da Vinci, Rubens, Modigliani e Tiziano. La cultura italiana ha esercitato una profonda influenza su due generazioni della mia famiglia, per cui sono molto emozionata da questa mia esposizione alle Biennale.
Traduzione dall’inglese. La versione originale è qui.
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