Iscriviti alla newsletter


logo adgblog

Archivi

Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori

Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori, o meglio: popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori. È la parte rimasta più famosa di un discorso che Benito Mussolini pronunciò il 2 ottobre 1935 contro la condanna all’Italia, da parte delle Nazioni Unite, per l’aggressione all’Abissinia. Questa stessa citazione campeggia sulle quattro facciate del Palazzo della Civiltà Italiana, o della Civiltà del Lavoro, uno splendido edificio che si trova a Roma nel quartiere dell’EUR.
Ad ogni modo non è questo l’argomento del presente post: la frase vuole servire da spunto per rammentare che oggi, 12 ottobre 2012, si celebra il 520° anniversario della scoperta dell’America.
La vicenda del grande navigatore genovese Cristoforo Colombo è arcinota e non si vuole ripercorrerla qui, ma si rimanda alla pagina di wikipedia a lui dedicata. Né si vuole tralasciare per leggerezza che il periodo delle conquiste, pur entusiasmante sotto molti punti di vista, portò come conseguenza tragica lo sterminio delle popolazioni indigene. Solo si desidera ricordare il formidabile coraggio di uomini che, fedeli alla loro idea, con le scarse conoscenze e la quasi inesistente tecnologia dell’epoca, compirono imprese memorabili.

Lasciamo che sia Francesco Guccini a narrarci le gesta di Cristoforo Colombo con la canzone omonima. Attenzione al finale, però, quando il sipario di nebbia si solleva e il nostro eroe ha la premonizione di in che cosa si trasformerà la terra che ha appena scoperto. Ecco il testo:

CRISTOFORO COLOMBO – Francesco Guccini (2004)

È già stanco di vagabondare sotto un cielo sfibrato
per quel regno affacciato sul mare che dai Mori è insidiato
e di terra ne ha avuta abbastanza, non di vele e di prua,
perché ha trovato una strada di stelle nel cielo dell’anima sua.
Se lo sente, non può più fallire, scoprirà un nuovo mondo;
quell’attesa lo lascia impaurito di toccare già il fondo.
Non gli manca il coraggio o la forza per vivere quella follia
e anche senza equipaggio, anche fosse un miraggio ormai salperà via.

E la Spagna di spada e di croce riconquista Granada,
con chitarre gitane e flamenco fa suonare ogni strada;
Isabella è la grande regina del Guadalquivir,
ma come lui è una donna convinta che il mondo non può finir lì.
Ha la mente già tesa all’impresa sull’oceano profondo,
caravelle e una ciurma ha concesso, per quel viaggio tremendo,
per cercare di un mondo lontano ed incerto che non sa se ci sia,
ma è già l’alba e sul molo l’abbraccia una raffica di nostalgia.

E naviga, naviga via,
verso un mondo impensabile ancora da ogni teoria.
Naviga, naviga via,
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria.

È da un mese che naviga a vuoto quell’Atlantico amaro,
ma continua a puntare l’ignoto con lo sguardo corsaro;
sarà forse un’assurda battaglia, ma ignorare non puoi
che l’Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi.
Quante volte ha sfidato il destino aggrappato ad un legno,
senza patria bestemmi in latino, quando il bere è l’impegno,
per fortuna che il vino non manca e trasforma la vigliaccheria
di una ciurma ribelle e già stanca, in un’isola di compagnia.

E naviga, naviga via,
sulla prua che s’impenna violenta lasciando una scia,
naviga, naviga via
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria.

Non si era sentito mai solo come in quel momento
ma ha imparato dal vivere in mare a non darsi per vinto;
andrà a sbattere in quell’orizzonte, se una terra non c’è.
Grida: “Fuori sul ponte compagni dovete fidarvi di me!”
Anche se non accenna a spezzarsi quel tramonto di vetro,
ma li aspettano fame e rimorso se tornassero indietro,
proprio adesso che manca un respiro per giungere alla verità,
a quel mondo che ha forse per faro una fiaccola di libertà.

E naviga, naviga là
come prima di nascere l’anima naviga già,
naviga, naviga ma
quell’oceano è di sogni e di sabbia
poi si alza un sipario di nebbia
e come un circo illusorio s’illumina l’America.

Dove il sogno dell’oro ha creato
mendicanti di un senso
che galleggiano vacui nel vuoto
affamati d’immenso.
Là babeliche torri in cristallo
già più alte del cielo
fan subire al tuo cuore uno stallo
come a un Icaro in volo.
Dove da una prigione a una luna d’amianto
“l’uomo morto cammina”,
dove il Giorno del Ringraziamento
il tacchino in cucina
e, mentre sciami assordanti d’aerei
circondano di ragnatele
quell’inutile America amara,
leva l’ancora e alza le vele.

E naviga, naviga via
più lontano possibile
da quell’assordante bugia
naviga, naviga via,
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria.

Esercizio 1 : scegliete il significato corretto delle parole segnate in neretto nella canzone, fra le due possibilità suggerite:

vele: a) tele atte a prendere il vento; b) mare
prua: a) vento di levante; b) estremità anteriore della nave
follia: a) avventura; b) pazzia
spada: a) pesce simile allo squalo; b) arma bianca
impresa: a) iniziativa impegnativa; b) occupazione
ciurma: a) equipaggio; b) somma di denaro
ignoto: a) non conosciuto; b) orizzonte
vigliaccheria: a) allegria; b) viltà
tramonto: a) sogno; b) occaso
rimorso: a) tormento; b) pentimento
fiaccola: a) respiro b) torcia
sipario: a) apertura; b) cortina
mendicanti: a) questuanti; b) mancanti
stallo: a) arresto; b) salto
amianto: a) argento; b) asbesto
ragnatele: a) sottili filamenti prodotti da un ragno; b) gas velenosi

Esercizio 2: dopo avere eseguito correttamente l’esercizio precedente, completate le seguenti frasi con la parola giusta.

1. Sebbene un tempo fosse molto utilizzato per proteggere dal calore, oggi l’________ è bandito da ogni produzione a causa dell’altissima incidenza di tumori dovuti al suo utilizzo.
2. Che si alzi il _______ e inizi la commedia!
3. Finalmente un po’ di vento: spieghiamo le ______ !
4. È stata una vera e propria ________, quasi superiore alle nostre forze, ma alla fine abbiamo vinto!
5. Non si è mai distinto per il suo coraggio, anzi: è un campione di ___________
6. Non si vede da qui a lì, accendete una _________ per favore, ma fate attenzione a non incendiare tutto!
7. “Capitano, terra a ______!”
8. Il Comune di Firenze ha deciso che, da ora in avanti, i ________ non potranno più elemosinare soldi dagli automobilisti ai semafori.
9. Il Capitano ha riunito la _______ per fare una prova di evacuazione della nave.
10. Quando si dice una casa decrepita e abbandonata: era tutta piena di polvere e ___________. Che schifo!
11. Questo meraviglioso, incomparabile, stupendo, preziosissimo gioiello mi è costato una _______!
12. Ci troviamo in una situazione di ________, da cui non si sa come venire fuori.
13. È un film del genere “cappa e _______” con i tre moschettieri come protagonisti.
14. È come fare un salto nel buio: tutto di questa vicenda mi è _______
15. Se guardi l’orizzonte sul mare, verso ponente, vedrai un magnifico _______
16. Sono pieno di ________ per quello che ho fatto. Vorrei poter rimediare, ma ormai è troppo tardi.

Articoli correlati

1512- 2012: il cinquecentenario della morte di Amerigo Vespucci, su un altro grande navigatore italiano
e su Francesco Guccini:
La rosa dei venti: la storia e “Scirocco” una canzone di Francesco Guccini
Mammoni sì, perché “Di mamme ce n’è una sola”!
Lui, Francesco Guccini, il mito

Per soluzioni e assistenza contattate gli insegnanti dell’Accademia del Giglio, lingua italiana, arte e cultura a Firenze: adg.assistance@gmail.com.

Seguiteci su FacebookTwitterLinkedInPinterest e Foursquare.

2 comments to Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori

  • Maria

    Interessante fare vedere il film Non ci resta che piangere: Benigni che vuole fermare Colombo e impedirgli di partire!

  • paolo zucconi

    vero che Benito Mussolini disse “italiani, popolo di santi, poeti e navigatori, o meglio: popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori. Tuttavia Dante Alighieri “allora” scriveva che l’Italia è la patria di “poeti, santi e navigatori”

Scrivi un commento