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Il parco della Villa Demidoff

lago dei cigni Altro luogo di particolare interesse, di proprietà della Provincia di Firenze, è il Parco della Villa Demidoff, conosciuto anche con il nome di Parco di Pratolino dalla località attigua ad esso.
Notevole per estensione (oltre 70 ettari) e per bellezze naturalistiche, artistiche ed architettoniche, costituisce uno delle più pregevoli acquisizioni della Provincia di Firenze, assieme alla Villa di Castello ed alla Villa della Petraia. Situato in collina, a 12 km da Firenze, si raggiunge in automobile o con l’autobus (linee ATAF o SITA). E’ visitabile, solo nei mesi primaverili ed invernali, dal giovedì alla domenica. L’ingresso è gratuito il giovedì e il venerdì; il sabato e la domenica il biglietto costa solo 3 Euro. La visita ha una durata di circa 3 ore.

colosso dell'AppenninoLa grande tenuta, originariamente di 20 ettari, fu acquistata nel 1568 da Francesco I dei Medici, che diede incarico al Buontalenti di costruire una villa per la sua amata Bianca Cappello. L’impresa durò due anni (1569-1571) e produsse una meraviglia. Circondata da un grande parco, la villa aveva al piano terra un complesso di giochi artificiali con automi, scherzi d’acqua e scenari impreziositi dalla presenza di statue antiche, madreperle, pietre dure e marmi pregiati; anche il parco intorno, che voleva essere un tributo all’acqua come elemento generatore e simbolico, era ricco di fantasiose trovate e di fontane monumentali; il Buontalenti stesso fu l’ideatore di queste macchine.
La visita deve necessariamente tenere conto di questa particolarità e, secondo me, deve iniziare proprio dal piccolo lago che sovrasta il parco e che ne costituisce la riserva d’acqua. Oggigiorno, purtroppo molte delle opere artistiche, dei giochi d’acqua, le vasche per l’allevamento dei gamberi e altre costruzioni fantastiche, compresa la Villa medicea, non ci sono più, distrutti dal tempo e dall’incuria. La Provincia di Firenze fa quello che può nella lotta contro il degrado del luogo, ma si comprende bene quanto questo lavoro sia costoso. Lo era anche al tempo dei Lorena, che ridussero il parco a riserva di caccia fino all’avvento del Granduca Ferdinando III, che lo volle trasformato in un giardino all’inglese nel 1819, per opera dell’ingegnere boemo Joseph Fritsch. Il parco, di proprietà di Leopoldo II dal 1837, fu venduto alla sua morte al principe Paolo Demidoff. Dall’ultima discendente dei Demidoff, la proprietà passò prima ad una immobiliare e poi all’Amministrazione Provinciale di Firenze.
pratonePartiamo, allora, dal laghetto, chiamato Lago dei cigni. Si tratta di un piccolo invaso artificiale arginato da un terrapieno percorribile a piedi e popolato da piante lacustri ed animali acquatici, da cui il nome. Poco più a valle si incontra la prima fontana, chiamata Fonte di Giove dalla statua del Bandinelli (ora una copia) che la caratterizza. Il personaggio originalmente teneva in mano una saetta e con questa magicamente faceva scaturire l’acqua che poi sarebbe corsa giù per il parco ad alimentarne le meraviglie. Da questo momento dovremo usare molta fantasia, perché quasi niente è sopravvissuto e quel poco è stato in parte ricoperto dalla vegetazione. I sentieri sono comunque ben tracciati. Durante la discesa, si possono incontrare due enormi “mete”, ricavate da una gigantesca spugna trovata nel mare Tirreno, al largo della Corsica: ormai sembrano solo delle strane formazioni di pietra. Scendiamo ancora ed arriviamo a quello che può essere considerato il motivo principale per visitare questi luoghi: il Colosso dell’Appennino, la monumentale opera del Giambologna (1579-1580) che rappresenta una figura posta a protezione del parco. Questo nume tutelare posa la mano sinsitra sulla testa di un mostro e la preme per far scaturire altra acqua che va ad alimentare la grande vasca postagli davanti, in questa stagione ricoperta di ninfee in fiore. Alle spalle del Colosso si trova una piccola grotta sovrastata da un Drago (opera del Foggini) attualmente non visitabile.viale degli zampilli Di fronte alla grande vasca si apre il vasto prato che portava alla Villa Medicea, fatta demolire nel 1824 dai Lorena, perché ormai in completa rovina. Sotto, la Peschiera della Maschera guarda verso il Viale degli Zampilli: una fantastica passeggiata fra archi disegnati dall’acqua, che termina in quello che una volta era la vasca della Lavandaia (da una statua sulle sue rive) ed ora è solo un piccolo stagno popolato da tritoni. Altre costruzioni sopravvissute al tempo sono la grande Voliera, la Paggeria (trasformata poi nella Villa Demidoff), le stalle, la Grotta di Cupido, la Cappella del Buontalenti, nei cui pressi riposa in una semplicissima tomba l’ultima discendente della famiglia Demidoff, ed alcuni edifici ed annessi agricoli.

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