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Italiano con le italiane: intervista a Lorella Ronconi – seconda parte

Lorella Ronconi

Lorella Ronconi

Ora sono

Non smettete di farmi
sognare.
Non smettete di farmi
credere.
Non smettete di farmi
esistere.
Attraverso i vostri sogni
ora vivo.
Attraverso il vostro esistere
ora palpito.
Attraverso di voi
ora sono.
(da Sirena Guerriglia)

Continuiamo a tempestare di domande Lorella Ronconi, poetessa grossetana o, come sicuramente lei stessa preferisce essere definita, maremmana doc. In questa seconda parte, si privilegia l’impegno sociale di Lorella, che la vede occupata nel promuovere una maggiore consapevolezza del diritto alla sessualità per le persone disabili e, all’interno della Fondazione Il Sole onlus, nell’organizzazione pratica della vita di chi non è normodotato.

Lorella, tu combatti per i diritti dei diversamente abili, oggi la tua battaglia è rivolta al riconoscimento a all’accettazione del loro desiderio sessuale: come è l’atteggiamento delle persone comuni, trovi comprensione, sufficienza o, peggio, disinteresse? C’è ancora reticenza nell’affrontare l’argomento?
Oggi, per quanto incredibile, ci sono quattro milioni di persone con disabilità in Italia (4,1, per la precisione), pari al 6,7% della popolazione. E’ questa la stima del Censis 2015, che prevede tra l’altro un trend in crescita, la maggior parte di loro non vive la propria sessualità a causa di tabù, luoghi comuni, retaggi culturali imposti proprio dalla “cattiva amministrazione della cultura”! Facciamo un esempio: forse nessuno sa che un giovane disabile viene “sedato” con il bromuro. Sì, è così che va: le famiglie nella disperazione (perché magari il figlio è più nervoso in alcuni periodi) portano il loro ragazzo dal medico di famiglia, e questi finisce con il prescrivergli il bromuro per azzerargli le pulsioni sessuali. Io credo, invece, che dobbiamo tutti, poco a poco, cercar di cambiare opinione e aiutare gli altri, anche le Istituzioni, a promuovere questo diritto a vivere la propria sessualità, nei modi che possiamo. Ecco, io cerco di sensibilizzare le opinioni a riguardo e cerco anche qualcuno che mi aiuti a fare altrettanto per questi “diritti negati”.

Il tuo impegno, la tua lotta, riguarda in particolare l’universo femminile: per solidarietà o per reale necessità?
Se si comincia a parlare di sessualità e affettività per le persone diversamente abili, difficilmente nell’immaginario collettivo appare la figura della donna, della ragazza disabile, della persona che è corteggiata da un uomo normodotato.
Se si parla di sesso e disabilità, subito ci appare l’immagine di un uomo in carrozzella con accanto una donna pseudo carina  normodotata. Eh no!.. Ancora non ci siamo. Siamo “otturati” di mente. Tante persone, del mio passato mi hanno detto:  “Tu non potrai mai  essere come una donna normale per un uomo, non ti illudere!”.
La maggior parte delle persone quando si trova di fronte ad una donna diversamente abile vede solo il suo handicap: più evidenti sono i segni dell’handicap, più il suo “essere femminile” sembra scomparire. Non esiste, nell’immaginario collettivo, che una donna disabile possa piacere, possa  suscitare desiderio sessuale e possa, di conseguenza, avere rapporti sessuali, relazioni sentimentali o essere madre.

Questa ulteriore forma di discriminazione con veste sessista come ti fa sentire? Che reazioni suscita in te?
Mi disturba moltissimo, io stessa la vivo da 53 anni sulla pelle: sentirmi invisibile persino nei discorsi sull’affettività fatti tra “esperti in materia”, mass media o disabili stessi: lo stereotipo, il retaggio che vuole la persona disabile “asessuata” porta in sé la cellula classista!!! Se si deve parlare di sesso per le persone disabili, nell’immaginario appare una figura maschile: nei film, nelle foto dei giornali sull’argomento appare un uomo in carrozzella, un disabile psichico di sesso maschile. Fateci caso, cercate sul web le foto di una donna disabile in carrozzella affiancando la parola sessualità…
Io stessa sulla mia pagina, per fare album su donne disabili e l’amore, ho dovuto cercare su siti stranieri: Spagna, Usa, Francia, Norvegia…

Le statistiche, però, dicono che gli uomini disabili senza amore sono in maggioranza rispetto alle donne. Ti trovi d’accordo con questa affermazione?
Nient’affatto! Io sono convintissima che sbagliano: alle donne non viene chiesto se hanno desiderio sessuale o desiderio di amore di uomo/donna o meno, spesso sono le donne stesse che non ne parlano, pensando di essere “donne poco serie” se raccontano dei loro desideri sessuali. Per cambiare bisogna parlarne.

Qual è la categoria delle persone più ottuse e quella delle più aperte? Perché?
Non ci sono categorie, l’ottusità e/o l’apertura mentale, di cuore, di coscienza, non si regola come l’audio alla tv, è trasversale, non ha partiti o credi religiosi, non aumenta con lo studio. Forse, dico forse, si può essere più aperti con l’esperienza nella sofferenza o grazie all’educazione ricevuta dalla famiglia.

Sei tra i membri fondatori della Fondazione Il Sole onlus e tieni particolarmente al progetto del “dopo di noi”: vuoi spiegarci in che cosa consiste e perché è fondamentale che anche le Istituzioni siano consapevoli e tengano conto del problema?
Il “dopo di noi” comincia con il prendere coscienza che le persone diversamente abili devono poter rimanere nelle loro case. “Dopo di noi” è una frase che significa «dopo i genitori, cosa succede?». Adesso le persone dai 18 anni in poi vanno negli ospizi, in residenze socio-sanitarie assistite (rsa) create per le persone over 65. La Fondazione Il Sole è nata per creare una casa famiglia per disabili under 65. Purtroppo le case famiglia (che al max devono disporre di soli 12 posti, altrimenti diventerebbero ospizi per disabili) sono poche rispetto ai giovani disabili che rimangono soli o che vogliono vivere da soli. Il “dopo di noi” è un progetto che va avanti, l’obiettivo massimo sarebbe l’assistenza domiciliare, l’autonomia nella propria casa, o in appartamenti in piccoli gruppi.

Ottimisticamente, o pessimisticamente, che cosa ti aspetti adesso dalle persone e dalle Istituzioni?
Per me o per gli altri? Per me più aiuto possibile, sono veramente molto grave come malattia rara ossea in stato progressivo importante, in verità senza fratelli e sorelle, spero di poter trovare cure per il dolore e sostegno di affetti e comprensione. Per le persone diversamente abili, spero davvero nell’apertura delle “menti”, nei bambini, nell’educazione familiare e scolastica, che possa crescere al rispetto, all’accoglienza, al diritto e all’ascolto umano dell’altro. Istituzioni e famiglie, speranze e paure… a volte vincono le seconde.

Un’ultima domanda: hai un sogno in un cassetto che ci puoi rivelare?
Beh, il solito! :) Diventare famosa come la Rossellini per i primi piani nelle copertine delle riviste più vip top, come testimonial per i prodotti di beauté, ma ormai sono superata in età, per cui passo al secondo sogno nel cassetto: un uomo da amare che mi ami tanto tanto, un compagno che mi aiuti, una spalla sulla quale piangere, un sostegno per la mia esistenza, e… vissero tutti felici e contenti!

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