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Marzo in una canzone e un racconto: lessico e concordanza dei verbi con Battisti e Nieri

Giardino di marzo

I giardini di marzo è una delle canzoni più famose di Lucio Battisti. Il testo scritto da Mogol racconta in veste autobiografica l’infanzia nel dopoguerra del celebre paroliere, un periodo duro e difficile da lasciarsi alle spalle. Ascoltatela qui, ma solo dopo avere fatto il primo esercizio, che consiste in un semplice gioco. Di seguito alla canzone trovate un divertente racconto, che vede protagonista il mese di marzo, tratto e liberamente adattato dalla raccolta Cento racconti popolari lucchesi che Idelfonso Nieri pubblicò nel 1908.

Esercizio 1. Le parole in neretto del testo qui di seguito sono state scompigliate: rimettetene in ordine le lettere e verificate ascoltando la canzone.

I giardini di marzo (1972)

Il crettora passava e quell’uomo gridava “Gelati!”,
al nutenvo del mese i nostri soldi erano già finiti.
Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi titisve,
il più bello era nero e coi fiori non ancora spaspaiti.
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri,
io restavo a guardarli cercando il girogaco per imitarli,
poi sfincotto tornavo a giocar con la mente e i suoi tarli
e la sera al felotone tu mi chiedevi: “Perché non parli?”
Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo di vivere con te,
le mie mani, come vedi, non tremano più
e ho nell’anima…
in fondo all’anima cieli immensi, e immenso amore
e poi ancora, ancora amore, amor per te,
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie.
L’universo trova spazio dentro me,
ma il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è.
I diargini di marzo si vestono di nuovi colori
E le giovani donne in quel mese vivono nuovi romai
Camminavi al mio nafico ad un tratto dicesti: tu muori
Se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori
Ma non una arolpa chiarì i miei seripeni
Continuai a camminare lasciandoti itterca di ieri
Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo di vivere con te
Le mie mani, come vedi, non tremano più
E ho nell’anima…
In fondo all’anima cieli immensi, e immenso amore
E poi ancora, ancora amore, amor per te
Fiumi azzurri e colline e praterie
Dove corrono dolcissime le mie malinconie
L’universo trova spazio dentro me
Ma il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è.

Esercizio 2. Completate il testo con i verbi coniugati al modo ed al tempo opportuni

Marzo e il pastore

Una mattina, là sul cominciare della primavera, un pastore (uscire)_________ colle pecore e (incontrare)__________ Marzo per la via. Disse Marzo:
«Buon giorno, pastore, dove le meni oggi le pecore a pascere?»
«Eh, Marzo, oggi vado al monte».
«Bravo pastore! Fai bene. Buon viaggio!»
E fra sé disse:
«(Lasciare-tu)_________ fare a me, ché oggi ti rosolo io!»
E quel giorno al monte giù acqua a rovesci, un vero diluvio! Il pastore però che (guardare)_________ Marzo ben bene in viso, e non (parergli)_________ sincero, aveva fatto tutto al contrario. La sera nel tornare a casa (lui-rincontrare)_________ Marzo:
«Allora, pastore, come (andare)________ oggi?»
«È andata benone. Sono stato al piano; una bellissima giornata, un sole che (scottare)_________!»
«Sì eh? Ci ho gusto (e intanto (lui-mordersi)_________ un labbro) E domani dove vai?»
«Domani torno al piano. Con questo bel tempo, matto (io-essere)_________ a mutare».
«Sì? Bravo! Addio».
E (loro-separarsi)_________. Ma il pastore, invece d’andare al piano, (andare)_________ al monte, e Marzo giù acqua e vento e grandine al piano; un vero castigo di Dio. La sera (lui-trovare)_________ il pastore:
«O pastore, buona sera; e oggi come (andarti)________?»
«Benone. Sai? Sono andato al monte, e c’è stata una stagione d’incanto. Che cielo! Che sole!»
«Proprio (io-goderne)__________, bravo pastore; e domani dove vai?»
«E domani vado al piano; mi par di vedere certi nuvoloni su dietro l’alpe… Non mi voglio allontanare da casa».
«Fai bene, (consigliartelo)__________ anch’io».
Insomma, per farla corta, il pastore (dirgli)__________ sempre al contrario, e Marzo non (potercelo)__________ mai beccare.
Siamo alla fin del mese. L’ultimo giorno (dire)_________ Marzo al pastore:
«Allora, pastore, come va?»
«Va bene; ormai (finire)_________ Marzo, e sono a cavallo. Non c’è più da aver paura, e posso cominciare a dormire fra due guanciali».
«Dici bene. E domani dove vai?»
«Domani andrò al piano; faccio più presto, e (averlo)__________ più comodo».
«Bravo! Addio».
Allora Marzo, in fretta e furia, (andare)__________ da Aprile, e (raccontargli)__________ la cosa: «Ora avrei bisogno che tu (prestarmi)__________ almeno un giorno». Aprile senza farsi tanto pregare, (prestargli)_________ un giorno. Eccoti che viene la mattina dopo, e il pastore (cavare)________ le pecore e (andare)_________ al piano come aveva detto, credendo oramai d’essere in Aprile, che non (esserci)_________ quindi più da stare in pensieri di qualche batosta.
Ma quando (lui-arrivare)_________ là e tutto il gregge delle pecore (essere)_________ per i pascoli, (cominciare)_________ una bufera da fare spavento, acqua a ciel rotto, vento e neve e grandine; una tempesta che il pastore (averci)__________ da fare e da dire a riportar dentro le pecore. La sera Marzo (andare) __________ a trovare il pastore che (essere)_________ là nel canto del fuoco senza parole e tutto malinconico, e (dirgli)_________:
«O pastore, buona sera!»
«Buona sera, Marzo».
«Oggi com’è andata?»
«Ah, Marzo mio, (stare-tu)________ zitto, (stare-tu)_________ zitto, per carità! Oggi (essere)_________ proprio nera. Peggio di così neanche a mezzo gennaio! Le ha fatte tutte e sette; (scatenarsi)________ per aria tutti i diavoli dell’inferno. Oggi solamente (io-averne)________ per tutto l’anno. Povere le mie pecore! Povere le mie pecore!»
E per quello si dice che Marzo ha trentun giorni, perché (lui-prenderne)___________ in prestito uno da Aprile.

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